Quanne ze djce u resarie a Sant’Rocche,
ce vanne púre cu múcceche mmócche;
tré vècchie ‘llazjenate
ze fanne ‘na cantate
dope u resarie, ógne sére a Sant’Rocche.
A SAN ROCCO. Quando si recita il rosario nella cappella di San Rocco, / ci vanno pure con il boccone il bocca; / tre vecchie addottrinate / si fanno una cantata / dopo il rosario, ogni sera a San Rocco.
Nota Bene.
"Allazjenate" (da lezione) è chi, avendo ricevuto lezioni, diventa esperto, preparato, allenato. Il termine è spesso usato anche in senso spregiativo: "Sta ‘llazjenate!", come a significare che quella persona è stata ben preparata, bene indirizzata per raggiungere il suo scopo.
(Incanto lirico)
Bel quadretto di vita tradzionale in un limerick, per giunta in dialetto.
Brava, Incanto lirico!
Giovanni
Vecchia con rosario e bastone
XVII sec. – Jacques Callot (incisore)
bella!..ma io devo sempre leggere la traduzione;-)
però..povere “vecchie”…sa un po’ di tono spregitivo;-)
un sorriso
veradafne
ops: spregiativo..
“Allazjenate” , quanti termini dialettali perduti!
Ne ho potuto sentire diversi in America, lì una anziana torese aveva portato con se, incontaminate,parole rare e inusuali.
Complimenti, Vincenzo Colledanchise.
Non mi stancherò di dirlo, ottimo blog dove si mettono in risalto parole, pensieri in vernacolo che non bisogna scordare.
Complimenti a presto Massimo
Sto imparando ad apprezzare il tuo dialetto che, come tutti i dialetti merita il massimo rispetto per i tesori di sintesi che conserva. Quante cose che in dialetto esprimiamo con una sola parola, per dirle in Italiano necessitano di frasi anche lunghe, a volte?
Vorrei invitarti a partecipare alla grande kermesse di vernacolo presente su http://www.dialettando.com dell’editore Simonelli di Milano ed estendere l’invito a tutti gli estimatori e cultori del dialetto torese.
Per favore fate un giro sul sito che ho segnalato e, se vi piace lasciate la vostra testimonianza.
A presto
Ben
L’inverno a San Rocco
Ho abitato a San Rocco
non proprio vicino alla chiesa
un po’ giù per la discesa
e mi piaceva a ciocco a ciocco
d’inverno caricare il fuoco
ma era un piacere che durava poco
non avevamo molta legna
e usavamo stracci e paglia
si spegneva la fiamma
e povera la mia mamma
a piangere al freddo intanto
che ci arrivava il canto
delle devote santroccane:
loro a cantare e noi a bestemmiare.
L’altropoeta
un ciao..ad abigail:-)))
aspetto tuoi post:-)
un sorriso
veradafne
Molto bello questo tuo blog.
Un caro saluto
Stellina
Cari Veradafne e Paesanino! Sentite la mia mancanza “poetica”????:) Vi ringrazio, ma come diceva una canzone un pò di anni fa “words don’t come easy…” e invece di “tonight” io aggiungo “sometimes”! Un abbraccio e chissà che l’ispirazione non torni a farmi visita!!! ps. la sto aspettando anch’io 🙂
“Rocco proteggi il tuo popolo ognor
lo guidi ,lo reggi ,lo porgi al Signor”.Questo ritornello ripetevano all’infinito i vecchi a San Rocco, con essi i miei nonni ed io da piccolo. Non erano ” allazionati ” erano poveri e analfabeti ma con una grande fede per quello che chiamavano ” Il loro Santo “. Grazie di avermi ridato questi ricordi e complimenti.
Giuseppe Parziale
Caro Peppe,
se alludi anche a tuo nonno Nicola, il guardaboschi, credo che gli fai un torto a chiamarlo “analfabeta”. Per quanto ne so io, Ze Cole Ceccuttille non disdegnava di tenere lezioni serali ai giovanotti del tempo…
Un saluto affettuoso
Giovanni
E’ vero Giovanni, mio nonno faceva anche questo, ma il mio riferimento era generico e mi sembra di ricordare che le persone che sapevano ” Leggere e scrivere ” a quei tempi erano poche.
Grazie e ricambio i saluti con altrettanto affetto.
Ciao
Peppe
santu roccu sugnu ci a calabria e ti vorria chiedira na grazia
danci fortuna a me matri.